Il mio debutto alla Coppa Pedavena: le impressioni di Elisa Moscato!
20-06-2014È stata una giornata intensa sia nell'aspetto fisico che emotivo. Alcune
persone mi chiedevano il motivo per cui provavo l'esperienza e non
sapevo dare una risposta, fino a quando ieri con calma ho metabolizzato e
rielaborato le emozioni, ho capito che riguarda dei ricordi collegati
al mio papà, morto prematuramente nel 2008: era lui che amava le auto e
probabilmente mi ha trasmesso questa sua passione, da piccola spesso
trascorrevo molto tempo in auto con lui, in quanto doveva girare in
lungo e in largo per lavoro.
Superato l'ostacolo emotivo, è stata un'esperienza emozionante: sia per la tensione pre-partenza che per tutto il resto della gara!
Il navigatore, o copilota, ha una bella responsabilità, deve saper interpretare la gara e se non ci vedi c'è il bisogno di disegnare mentalmente per identificare la gara che poi si andrà a svolgere. Cercare di gestire i tempi dei vari settori e delle prove cronometrate.
Gestire una buona comunicazione col pilota, e con Sandro è andata bene, anche se non è semplice come può sembrare, perché c'è bisogno di reciproca fiducia e complicità, e a volte la mia lettura incerta col braille, poteva far scivolare nel dubbio.
Ero concentrata, parte attiva nella gara, e sono riuscita a godermi la bellezza del paesaggio, l'adrenalina nella velocità ascoltando Sandro che mi descriveva le dinamiche della Uno correndo lungo i tornanti.
Beh, insomma che dire? Non è che mi sia fatta solo un bel giretto!
Un'altra cosa che ho colto, è che raggiungere un obiettivo ti riempie di una buona carica energetica, se poi il risultato è buono la cosa risulta ancor più che emozionante!
Ringrazio il Progetto MITE per questa possibilità, è un bel gruppo, ma al di là di tutto mi piace l'idea di comunicare l'integrazione della persona cieca o ipovedente nella realtà che la circonda, riuscendo in qualche modo a superare le barriere mentali della consuetudine sociale che a volte sembrano ostacoli più complessi rispetto ad una semplice barriera architettonica!
Grazie Gilberto, Barbara e a tutto il gruppo!
Elisa
Superato l'ostacolo emotivo, è stata un'esperienza emozionante: sia per la tensione pre-partenza che per tutto il resto della gara!
Il navigatore, o copilota, ha una bella responsabilità, deve saper interpretare la gara e se non ci vedi c'è il bisogno di disegnare mentalmente per identificare la gara che poi si andrà a svolgere. Cercare di gestire i tempi dei vari settori e delle prove cronometrate.
Gestire una buona comunicazione col pilota, e con Sandro è andata bene, anche se non è semplice come può sembrare, perché c'è bisogno di reciproca fiducia e complicità, e a volte la mia lettura incerta col braille, poteva far scivolare nel dubbio.
Ero concentrata, parte attiva nella gara, e sono riuscita a godermi la bellezza del paesaggio, l'adrenalina nella velocità ascoltando Sandro che mi descriveva le dinamiche della Uno correndo lungo i tornanti.
Beh, insomma che dire? Non è che mi sia fatta solo un bel giretto!
Un'altra cosa che ho colto, è che raggiungere un obiettivo ti riempie di una buona carica energetica, se poi il risultato è buono la cosa risulta ancor più che emozionante!
Ringrazio il Progetto MITE per questa possibilità, è un bel gruppo, ma al di là di tutto mi piace l'idea di comunicare l'integrazione della persona cieca o ipovedente nella realtà che la circonda, riuscendo in qualche modo a superare le barriere mentali della consuetudine sociale che a volte sembrano ostacoli più complessi rispetto ad una semplice barriera architettonica!
Grazie Gilberto, Barbara e a tutto il gruppo!
Elisa
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